Lunedi - Settembre 17, 2012 7:14     Visto:359
Chissà perché nella storia dell’imprenditoria tutti conoscono Henry Ford, Adriano Olivetti, Thomas Edison, Soichiro Honda, Enrico Mattei, Torakusu Yamaha, Marcel Bich, Steve Jobs e nessuno, o quasi, conosce Andrew Carnegie, probabilmente il più grande tra tutti questi uomini d’impresa. E’ vissuto tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e la sua grandezza è dovuta non tanto alle dimensioni dell’impero (siamo nel settore dell’acciaio) che è stato capace di sviluppare partendo da zero – era un semplice operaio quando pensò che se fosse riuscito a far diminuire il prezzo dell’acciaio sul mercato sarebbe diventato l’uomo più ricco del mondo, cosa puntualmente avvenuta – o a chissà quali rivoluzionarie invenzioni ma a qualcosa di molto più importante consistente nell’aver riflettuto sui motivi del suo successo al fine di mettere questa esperienza a disposizione di altri e nell’aver quindi concepito una filosofia dell’agire imprenditoriale che può essere utilizzata da chiunque a prescindere dalla cultura o dagli studi fatti. Devo far notare che nessun altro imprenditore al mondo, per quanto famoso, ha mai fatto nulla del genere. Da qui la sua fama di filantropo, dovuta non solamente agli aiuti che ha elargito come nessun altro imprenditore prima di lui ma soprattutto alla sua idea di ispirare chi nella vita vuole cambiare, in meglio, la propria posizione. Dunque attenzione, sta parlando Carnegie, vale la pena ascoltarlo perché ha qualcosa da dirci. Continua a leggere;→
Lunedi - Settembre 10, 2012 18:25     Visto:306
Se andate da un dirigente e gli spiegate, con tutte le cautele del caso, che una buona fetta del suo preziosissimo tempo se ne va nel tentativo di risolvere problemi che lui stesso ha creato, avete una buona probabilità che vi tolga il saluto. Perché è tale la cecità nei confronti della vera origine di quelli che noi chiamiamo problemi, che il tentare di porre la questione nei suoi giusti termini appare ai più, ad andar bene, una provocazione. Continua a leggere;→
Lunedi - Settembre 3, 2012 18:13     Visto:402
Un grande Paese manifatturiero come l’Italia (pur sempre il secondo in Europa) non può pensare neanche per un momento di cedere al pessimismo immaginando scenari pauperistici di ritorno alla capra ed al fico. Soprattutto quando accreditati studi (vedi recente ricerca Mc Kinsey) indicano prospettive di tutt’altro genere – cioè di notevole sviluppo – per i prossimi anni, beninteso per chi saprà intercettare la ripresa. Continua a leggere;→
Lunedi - Agosto 27, 2012 18:10     Visto:413
Nessuna organizzazione può funzionare senza capacità di comando. Si tratta di una specie di catalizzatore naturale che, quando si manifesta in una persona che ha un compito direttivo, permette che tutte le altre si sentano coinvolte nel raggiungimento di uno scopo, che diventa così un obbiettivo comune, qualcosa che unisce e che dà un senso all’azione. Continua a leggere;→
Sabato - Agosto 4, 2012 18:07     Visto:304
Per quanto possiamo essere tutti convinti del contrario l’Italia non è un Paese a vocazione turistica. Non bisogna confondere la naturale potenzialità ad attrarre visitatori, da considerare questa come un generoso regalo fattoci da madre natura insieme alle passate civiltà e che si manifesta con la bellezza della geografia e con l’abbondanza dei tesori artistici ma che , entrambi, sono disponibili più per grazia divina che per un nostro qualsiasi merito, con quell’attitudine speciale chiamata vocazione che è invece una qualità attiva che individua un preciso scopo, fa leva su specifiche competenze e si avvale di metodologie di azione coordinate da una visione strategica. Continua a leggere;→
Domenica - Luglio 29, 2012 18:05     Visto:323
Tutto lascia pensare che questa crisi durerà a lungo e che in un modo o nell’altro tutti noi ne usciremo avendo dovuto cambiare abitudini e mentalità, a meno che questo non sia già avvenuto. Mi capita talvolta di incontrare persone che conosco da tempo delle quali ricordo bene carattere e modo di fare: la loro faccia è cambiata, l’espressione si è incupita, il discorso sempre più ossessivamente fissato sulle difficoltà presenti e soprattutto future. Continua a leggere;→
Lunedi - Luglio 23, 2012 18:01     Visto:302
Brutta faccenda questa del recente sollecito del governo Monti sulla valutazione dei dipendenti pubblici con le disposizioni che cercano di richiamare in vita qualcosa che sarebbe meglio rimanesse morto e seppellito. Perché, al di là delle buone intenzioni, la pratica in questione, in sé opportuna e terapeutica, condotta però in modalità statale produrrà altri malintesi ed errate applicazioni, e, in definitiva, invece di migliorare peggiorerà la situazione, già non brillante, del servizio ai cittadini. Un altro esempio di eterogenesi dei fini. Cercherò ora di spiegare perché. Continua a leggere;→
Mercoledi - Luglio 11, 2012 17:54     Visto:301
Una delle domande che più frequentemente vengono rivolte a noi presunti esperti del dirigere uomini è come si fa a motivare i collaboratori. Capisco che il tema interessi molte persone – sia i desiderosi di motivare, quanto, se non di più, i desiderosi di essere motivati – ma non riesco, nel trattarlo, a sfuggire a un vago disagio. Continua a leggere;→
Lunedi - Luglio 9, 2012 12:38     Visto:336
Tra le tante cose che nella mia vita non ho capito c’è questa abitudine di usare il termine “aziendalizzare” - in verità non un granché sul piano lessicale - in senso dispregiativo. «Vogliono aziendalizzare la magistratura». «Non si può aziendalizzare un ospedale». «Ricordiamoci che lo Stato non è un’azienda». E via di questo passo, così che uno che leggesse o ascoltasse e non avesse idea di cos’è un’azienda ne trarrebbe l’impressione che deve essere un posto brutto assai, dove accadono chissà quali nefandezze. Continua a leggere;→
Martedi - Giugno 26, 2012 12:28     Visto:328
C’è chi viene distrutto dal tempo e chi invece il tempo lo distrugge. Voi a quale delle due categorie vorreste appartenere? E’ una domanda retorica ? Mica tanto a giudicare da quanta gente si fa distruggere dal tempo (tanto per capirci sono quelli sempre in ritardo, sempre sovraccarichi di impegni, sempre connessi e che continuano a lamentarsi che… non c’è tempo) senza avere uno straccio di strategia per opporsi a una deriva che inevitabilmente porterà in fuori giri prima loro e subito dopo i più stretti collaboratori. Continua a leggere;→